ascolto della musica

bambino e musica estratto da Medico & Bambino vol.XXXII n.9

Le recenti e sorprendenti scoperte delle neuroscienze sulle competenze musicali del feto e del neonato indicano che già dalla prima infanzia presentino una raffinata abilità e competenza musicale che il genitore può sfruttare attraverso il contatto musicale (musica vera e propria o il “baby-talk”, ossia il mammese ) con il proprio figlio. La musica puo’ agire da strumento per il potenziamento dello sviluppo cognitivo ed emotivo relazionale del bambino nei primi mille giorni di vita. Nell’uomo alcuni sistemi percettivi sono maturi già durante la vita intrauterina, nonostante sia presente un’immaturità neurologica che contraddistingue il feto umano rispetto ad altri mammiferi, il feto è abile nelle percezioni sonore già a partire dal 6°-7° mese di vita intrauterina. . Già dalla 31a settimana di gestazione il feto discrimina la voce della mamma preferendola alla voce di una donna estranea, e questa esperienza prenatale contribuisce a rafforzare il legame tra madre e figlio. De Casper ha dimostrato che nelle prime ore dopo la nascita i neonati mostrano di riconoscere e preferire la voce della madre rispetto a quella di altre donne e sono in grado di discriminare tra due diverse storie per bambini, preferendo quella raccontata nell’ultimo trimestre di gravidanza. Il feto quindi ricorda il tono della voce, il contorno melodico (saliscendi della melodia), intensità, i respiri e le pause della prosodia del racconto. Non solo il bambino prima di nascere è in grado di ascoltare i suoni, ma è anche capace di discriminare semplici suoni linguistici .I neonati sin dalla nascita mostrano di saper riconoscere le ninnenanne già nell’ ultimo periodo della gravidanza e mantengono tale traccia mnestica anche a un anno di distanza

 La misurazione delle caratteristiche acustiche del pianto di neonati di madrelingua diversa (francese e tedesca) ha dimostrato che il contorno melodico del pianto varia in funzione della lingua di appartenenza. I neonati francesi piangono con un arco melodico in tono crescente, a differenza dei neonati tedeschi che presentano una discesa dell’arco melodico. Una vera e propria imitazione della prosodia del linguaggio materno che indica, in modo particolare, già un’abilità comunicativa presente alla nascita. Il pianto è quindi una tappa fondamentale per lo sviluppo del linguaggio.  Alla nascita è presente il pianto melodico, gradualmente il bambino inizia a esprimersi già al 1°-3° mese con suoni gutturali e suoni descritti come il tubare dei colombi (“coo”), suoni spesso emessi in risposta alle parole rivolte loro. Infine, attraverso la progressiva maturazione e sincronizzazione dell’apparato fonatorio e di articolazione, il bambino dal terzo mese è in grado di produrre vocalizzazioni sillabiche che utilizza in risposta a conversazioni simmetriche con il proprio genitore. Quindi, queste competenze comunicative che una volta si pensava assenti alla nascita, in realtà, sono presenti già durante la vita fetale. l’adulto si rivolge normalmente al bambino durante il periodo della prima infanzia con caratteristiche intonazioni di accentuato interesse emotivo. Questo particolare impianto prosodico offre al bambino maggiori informazioni rispetto a un normale parlato, ed è più facilmente comprensibile nei contenuti e nell’esprimere le intenzionalità dell’adulto. Il bambino alla nascita sembra dimostrare interesse sia al linguaggio materno che a un linguaggio “non sense” o a versi di animali ma, crescendo e facendo esperienza di ascolto all’interno della propria famiglia, tende a prestare sempre più attenzione alla lingua madre rispetto ad altre forme di parlato. Il genitore che si rivolge al bambino con il canto ha un più prolungato scambio di sguardi con il proprio figlio in confronto a una comunicazione parlata o in baby talk. L’attenzione congiunta stimolata attraverso il canto promuove lo scambio comunicativo che avviene prevalentemente viso a viso, sostenendo la relazione interpersonale tra genitore e bambino, momento fondamentale per la crescita Il canto quindi si rivela uno strumento che i genitori possono utilizzare per calmare il bambino durante un pianto, o per favorire l’induzione del  sonno.Un’altra caratteristica del canto è quella di favorire, rispetto al parlato, un movimento più coordinato del corpo e degli arti del bambino, migliorando la sincronizzazione emotiva tra madre e bambino

Costantino Panza da M&B