una vita bevuta

vita bevuta  Elisabetta Salis  III B liceo Sassari  da: Rivista Italiana di Adolescentologia vol. 11 n.2 maggio- agosto 2013

Chi disse che il migliore amico dell’uomo è il cane, non aveva ancora conosciuto la bottiglia. Eppure, tra essa e l’uomo vi è un sodalizio molto forte: basti pensare al detto “annegare i dispiaceri nell’alcol”. Il fatto che poi ad annegare in un bicchiere di gin sia l’uomo, mentre i dispiaceri rimangono tranquillamente a galla a guardarlo soccombere, è un dettaglio senz’altro trascurabile. Soprattutto se si considera che, nonostante sia un dovere dei genitori evitare ai figli cattive compagnie, sempre più giovani trascorrono i sabati sera in compagnia dell’alcol, col quale sembra abbiano stretto una solidale amicizia, a prescindere dagli effettivi dispiaceri. Infatti non si può certo dire che i ragazzi di oggi bevano alla morte di un tiranno, come esortava invece a fare il poeta greco Alceo parecchi secoli or sono. Piuttosto, il bicchiere ed il suo contenuto sono diventati compagni di tante serate all’insegna dell’allegria e dell’esagerazione, con le relative conseguenze spiacevoli. Se infatti per i più il viaggio nel mondo dell’oblio, immerso nei fumi dell’alcol, si conclude solo con un fastidioso mal di testa come souvenir, per altri la destinazione è un’altra. Non sono certo poche le persone, giovani e non, che hanno pagato con la vita il prezzo di un cocktail. L’imprudenza causata dall’alcol, che forse troppo spesso viene scambiata per coraggio, si traduce infatti in incidenti d’auto o furiose liti dall’esito sanguinoso, mentre il numero delle vittime dirette o indirette della sconsideratezza è sempre crescente. Più che l’alcol in sé, in realtà, il vero responsabile è colui che ne abusa, in quanto è universalmente noto, fin dai tempi più remoti, che ogni cosa, se fatta con moderazione, non è generalmente dannosa: “est modus in rebus” scriveva il poeta latino Orazio. Nonostante ciò, sembra che i giovani attualmente preferiscano l’eccesso, l’andare oltre i limiti imposti dalla ragione, dalla società, e dalla salute stessa, forse per confermare a sé stessi e agli altri un insano senso di superiorità. Ma se c’è qualcosa che è veramente superiore a tutti, senza alcuna eccezione, quella è proprio la morte, che fin troppo spesso viene sottovalutata a tal punto da scherzarci, da andarci direttamente incontro, finché essa si vendica portando via con sé una vita. E le persone, al pari delle cellule cerebrali distrutte dall’alcol, non sono rimpiazzabili. Ma quando si è in compagnia ci si scorda volentieri dei pericoli sempre in agguato, si mette da parte il buonsenso e si dà il via alla fiera delle vanità, dove il più forte è quello con maggior resistenza, quello che incassa senza batter ciglio litri su litri di alcol e che si ubriaca più volte, in nome del“voyerismo” e di un’inutile trasgressione. Del resto, bere è cosa da adulti, da grandi, altrimenti non ci sarebbero tutte quelle restrizioni sugli alcolici. Al pari delle “grida”  manzoniane esse sono di pura formalitàcherimangono comunque troppo deboli per non essere abilmente aggirate in uno sfoggio di adolescenziale sprezzo per le regole. L’adolescenza oggi comincia presto, assieme all’incessante desiderio di crescere e di dimostrare agli altri di che tempra si è fatti. E in attesa che giunga l’età del la maturità, quella della presunta responsabilità, si inganna il tempo con un sorso di vodka, giusto per provare a sé stessi che cosa significhi sentirsi grandi, e far vedere agli altri quanto bene si sa recitare la parte degli adulti .Purtroppo, così facendo, molti non raggiungono l’età adulta, perché l’alcol è così: amico fedele e compagno di tante occasioni, ma inguaribile traditore che non esita, una volta caduti nella sua trappola, a spedire all’altro mondo. E crescere vuol dire anche questo, discernere il giusto dall’errore, saper riconoscere quando l’abitudine diventa vizio e l’intraprendenza impulsività. Maturità vuol dire non crogiolarsi nell’illusorio senso di onnipotenza che la giovane età conferisce, perché il filo della vita può essere tagliato in qualunque momento, e a nulla serve pretendere di essere troppo giovane per lasciare questa terra. Crescere vuol dire conoscere sé stessi e i propri limiti, sapere quando fermare la mano che versa il vino nel bicchiere e riflettere sempre bene prima di compiere la prossima mossa. La vita in fondo è tutta una partita, ma la posta in gioco è elevatissima, molto più alta di una semplice scommessa tra amici su chi berrà più drink il prossimo sabato: troppo spesso infatti ad essere bevuta non è solo la vodka, ma anche la vita.

Corrispondenza:

Elisabetta